Santa Severina - La nave di pietra
Sito storico-culturale
di Santa Severina
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La Piazza di Santa Severina: l'idea progettuale di Giuseppe Patanè e Alessandro Anselmi.
"Campo"
è
il
nome
col
quale
gli
abitanti
di
S.
Severina
chiamano
la
propria
piazza,
probabilmente
per
antica
memoria
di
un
suo
uso
militare
come
piazza
d'armi.
Situata
sul
crinale
del
cocuzzolo
su
cui
è
arroccato
il
paese,
è
dominata
da
due
importanti
emergenze
architettoniche:
la
Cattedrale
a
nord
e
il
Castello
normanno
a
sud.
Separati
dal
Castello
da
un
profondo
fossato,
due
"spuntoni"
rocciosi
formano
un
belvedere
che
si
affaccia
a
oriente
e
a
occidente
sui
tetti
delle
case
e
su
uno
scenario
che
va
dai
monti
della
Sila
alla
valle
del
Neto, fino al mare Ionio.
L'intervento
su
questo
luogo
carico
di
suggestioni
si
è
concretizzato
in
una
serie
di
segni
realizzati
col
travertino
su
una
pavimentazione
di
porfido.
L'elemento
strutturale
è
una
grande
ellisse
orientata
con
l'asse
maggiore
nella
direzione
nord-
sud.
L'interno
dell'ellisse
è
diviso
in
12
quadranti
dagli
assi
maggiore e minore e da quattro
radiali
convergenti
in
un
sistema
centrale
che
forma
una
rosa
dei
venti,
il
cui
nucleo
è
costituito
da
un
disegno
che
rappresenta
"l'occhio
della
conoscenza".
Da
questo
partono
8
aghi
triangolari,
orientati
secondo
i
punti
cardinali,
che
segnano
la
direzione
dei
venti,
rappresentati
da
altrettanti
volti
incorniciati
in
piccole
ellissi.
Dall'ellisse,
figura
bifocale,
si
irradiano
al
suo
esterno,
generati
da
un
centro
unico,
degli
archi
di
cerchio
realizzati
con
cubetti
di
marmo
bianco
intercalati
ogni
4
metri
nel
porfido,
quasi
a
ridisegnare,
all'esterno
della
grande
figura
ellittica,
la
forma
della piazza, a ridefinirne i confini.
All'esterno
dell'ellisse
sono
tracciate,
sempre
con
cubetti
di
marmo
bianco,
due
assi.
Il
primo,
con
direzione
nord-sud,
è
il
prolungamento
dell'asse
maggiore.
All'intersezione
con
gli
archi
di
cerchio
sono
posti
dei
bolli
quadrati
di
travertino
di
40
centimetri
di
lato
su
cui
sono
incisi
i
simboli
astrologici
del
Sole
e
dei
pianeti.
Il
secondo
asse
unisce
il
Castello
e
la
Cattedrale
e,
alla
mezzeria
tra
gli
archi
di
cerchio,
è
formato
da
bolli
circolari
di
40
centimetri
di
diametro
su
cui
sono
disegnati
i
simboli
alchemici
delle
materie.
I
due
assi
hanno
in
testata
4
grandi
lastre
circolari
su
cui
sono
rappresentate
le
quattro
stagioni
a
nord,
i
simboli
del
tempo
a
sud,
il
ciclo
dell'oro
e
lo
spirito
dei
metalli
sull'asse
Chiesa-
Castello.
Altre
due
lastre,
tangenti
all'ellisse
in
corrispondenza
dell'asse
minore,
rappresentano
il
Sole a est e la Luna a ovest.
Nella
Villa
Comunale,
situata
sullo
"spuntone"
a
sud-ovest
della
piazza
e
delimitata
da
questa
da
un
ciglio
parallelo
all'asse
Chiesa
-
Castello,
sono
stati
realizzati
con
muratura
di
pietrame
locale
due
sistemi
di
sedili.
Il
primo
si
sviluppa
lungo
il
perimetro
verso
il
fossato
con
funzione
anche
di
parapetto.
Il
secondo
sistema
è
costituito
da
un
nucleo
circolare
con
quattro
appendici
curvilinee
formate
da
un
doppio
ordine
di
sedili.
Il
tutto,
pur
contenendo
al
suo
interno
qualche
suggestione
di
"labirinto",
forma
in
realtà
un
grande
sole
anch'esso
orientato,
come
l'ellisse
della
piazza,
secondo
i
quattro
punti
cardinali.
A
sud
a
ovest
e
a
nord,
nei
punti
di
intersezione
dei
due
assi
centrali,
realizzati
con
ciotoli
di
fiume
e
bordure
di
travertino,
con
il
sedile
perimetrale,
il
parapetto
è
tagliato,
creando
tre
affacci
rispettivamente
verso
il
Castello,
verso
le
montagne
e
verso
il
tessuto
urbano
di
una
stradina
dal
nome
di
derivazione
greco-latina:
la
"misiria"
(da
mesovia,
via
di
mezzo).
Quattro
vialetti,
sempre
orientati,
tangenti
la
parte
centrale,
dividono
la
villa
in
9
campi.
Al
centro
del
disegno
è
posta
una
fontana
di
travertino
di
forma
cubica
sulle
cui
facce
est
e
ovest
è
disegnato
un
occhio,
lo
stesso
che
è
al
centro
della
rosa
dei
venti.
Sopra
la
fontana
è
stata
collocata
una
stella
a
18
punte
realizzata
con
quadrello
di
ferro.
Altre
tre
forme
sferiche
con
immagini
astronomiche,
sempre
di
ferro,
si
trovano
al
centro
dei
tre
affacci
-
feritoie.
Alle
spalle
dei
sedili
centrali
sono
stati
piantati,
a
riconoscimento
della
sua
importanza
nell'economia
e
nella
cultura
del
luogo,
4
alberi
di
arancio.
Prof. Pino Barone